“Lavorare tutti. Lavorare sempre”. Con questo motto si potrebbe già mettere un punto, ma non lo facciamo perché Quattro vecchi di merda di Taddei e Angelini (Coconino press) è uno dei pochi capolavori contemporanei: un’opera d’arte che va oltre i confini del fumetto e diventa uno strumento per creare uno “spostamento interiore” nel lettore. Una narrazione cinica e lucida immagina un futuro in cui il capitalismo ha superato lo stadio del collasso ed è divenuto “tutto”. Siamo oltre alla possibilità di sovvertire il sistema: ci troviamo esattamente a pochi passi dal nulla in cui un “vecchio punk di merda”, Colt, vive con lo stesso cinismo che lo ha accompagnato per tutta la vita in un contesto dove la devastazione è ben organizzata e solo il delirio è la dimensione con cui fare i conti quotidianamente. Un mondo in cui i giovani vogliono uccidere i vecchi perché, non producendo, non servono a nulla; un ipotetico ultimo stadio della società contemporanea, perché un mondo senza giovani è un mondo senza futuro ma altresì un mondo senza vecchi è un mondo senza memoria che continua a commettere gli stessi errori ad oltranza.
Taddei e Angelini realizzano un’opera destabilizzante e necessaria per questo periodo storico.