“Stato, per lo più temporaneo, di modesto rallentamento dei processi psichici che si palesa con un ottundimento della dinamica affettiva, con diminuzione della prontezza di movimenti e delle normali attività dell’organismo” (vocabolario TRECCANI)
In Italia accade il contrario: sovraeccitazione, convulsioni, ipertensione. Tutto questo, però, genera comunque torpore. Tutti si affannano, annaspano, sbandano. Risultato? Torpore.
Tutti si STURBANO. Esito? Torpore. Ma davvero tutti si sturbano?
Forse fingono. Simulano di affannarsi, ma in realtà stanno fermi. Torpore.
La politica. Crisi o non crisi. Affanno e sturbo. Conclusione? Torpore.
Governi gialli, verdi, rosa e arancioni. Un arcobaleno. Riassumendo? Torpore.
Anche le liti e le ire sui social, passata la feroce foga lillipuziana, confluiscono nel torpore. Se il torpore è lo stato d’animo tipicamente estivo, stasi perenne e perenne attesa, allora l’Italia è il Paese dell’estate che non finisce mai. A quando una scossa, anche piccola? Un breve autunno del nostro scontento?
Una casetta d’autunno, che transiti in un palazzetto d’inverno, e magari approdi a una qualche torretta di primavera. Bello.
Ma prima c’è lui. Sempre. Il torpore.