Mondo si/Mondo no
Don’t look up (Film, Adam Mckay,2021)
Cosa è cambiato tra il fare cinema fino a 30 anni fa, e fare cinema adesso? Un buon film, come diceva Truffaut, deve raccontare il mondo, e al tempo stesso raccontare il cinema. Rappresentare sia la realtà che osserva, sia il linguaggio cinematografico che mette in moto. Oggi, tutto ciò non è possibile. Perché?
La risposta è semplice. Oggi, il mondo si racconta da solo. Fino a 30 anni, il mondo era ancora disposto a farsi raccontare: il cinema indagava la realtà, e attraverso il linguaggio filmico tentava di scoprirne i meccanismi meno evidenti e visibili. Oggi, il mondo si racconta da sé: ossia, attraverso i canali e le reti che lo cingono e avvolgono. Anzi, quei canali, quelle reti sono il mondo. Se non c’è più un mondo da raccontare, non ci sta più nemmeno un cinema che racconti. Volete una prova? Siete andati a vedere Don’t Look Up in sala? E poi lo avete rivisto sulla piattaforma? Io sì. Visto in sala, Don’t Look Up è un film senza ritmi, alterno e slegato, che non decolla mai. Visto in rete, è perfetto. Quando lo schermo, durante il film, è invaso dalle icone dei social media, in sala sembra uno schermo vuoto.
In rete, invece, il film diventa un social medium tra gli altri. E tutto acquista ritmo, tutto si lega, tutto si amalgama. Tutto vola. Oggi, così, ci può stare solo un film. O una serie.
Cinema e mondo sono cosa del passato.